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A tu per tu con Miriam Galanti, tra le protagoniste di uno spettacolo teatrale in scena nel weekend, da oggi a domenica 20 febbraio al Teatro Tordinona di Roma. L’attrice, che si muove con disinvoltura tra cinema, teatro e fiction, ha esordito nel 2020 alla conduzione tv, affianco a Dario Vergassola, su Sky Arte. La frizzante allegria e l’energia trascinante di Miriam sono parte della personalità di un’attrice in ascesa, che non dimentica le emozioni del palco e l’importanza del rapporto con il pubblico e che potrete ritrovare in questi giorni a teatro. Il 2022 si apre con un tuo grande ritorno al teatro.. "In questo momento sono in scena con “Commedia in 3 donne” a Roma, insieme ad Angela Pepi e ad Agustina Risotto che tra l’altro è anche l’autrice del testo. A marzo sarò in scena con un altro spettacolo a Trieste insieme a Guenda Goria, anche in quel caso un testo tutto al femminile". Come è stato ritrovarsi in un lavoro teatrale con degli ex colleghi? "Fare questo spettacolo, fare le letture e poi le prove è stato e tutt’ora è una gioia ed un divertimento. Agustina, Angela ed io siamo come sorelle, ci vogliamo un bene dell’anima, abbiamo anche vissuto insieme per un periodo, dunque ci consociamo benissimo. Agustina ha iniziato a scrivere questo testo due anni fa, poco prima della pandemia, ha iniziato a scriverlo mentre viveva a Madrid. Poi una volta tornata in Italia ha detto a me ed Angela: “Ragazze ho scritto uno spettacolo per noi tre! E lo dobbiamo fare” E da lì è iniziata questa avventura. Noi tre eravamo in classe insieme al Centro Sperimentale, ci siamo diplomate insieme in recitazione e così ci è sembrato ideale coinvolgere nel progetto altri nostri ex compagni di classe: Antonio Monsellato alla regia e Nicolas Zappa all’aiuto regia. Li abbiamo coinvolti non solo per una ragione di amicizia, ma anche per una stima artistica e professionale. Sono passati 8 anni da quando ci siamo diplomati, siamo cresciuti, abbiamo vissuto ognuno le proprie esperienze artistiche, umane e professionali, dunque ora portare in scena uno spettacolo insieme significa fare un lavoro insieme. Non siamo più studenti, certo siamo amici, ci stimiamo e ci vogliamo bene, ma chiaramente nel momento in cui si sceglie di lavorare insieme bisogna saper distinguere l’amicizia dal lavoro. Dunque quando si iniziano le prove è richiesta la massima serietà ed il massimo impegno da parte di tutti. É ovvio che creare uno spettacolo insieme è come stare in famiglia e questo è bellissimo. Questo consente di sentirsi liberi nel percorso creativo, consente di non sentire pressione o giudizio e nel momento in cui ti senti protetto e tutelato dai tuoi colleghi tutto diventa più bello ed anche più proficuo". L'esperienza al Centro Sperimentale di Cinematografia è stata edificante per consolidare la tecnica della recitazione, ma anche sodalizi artistici? "L’esperienza al Centro è stata edificante sotto molti punti di vista, da un punto di vista formativo indubbiamente, ma anche per le amicizie e poi certo, anche per dei sodalizi artistici. Infatti Angela Pepi ed io, oltre a questo spettacolo, abbiamo girato un cortometraggio insieme dal titolo “Ovation” un paio di mesi fa. E poi abbiamo tante altre idee in cantiere, anche con Agustina". Dopo anni di cinema e fiction questo ritorno al teatro ti riavvicina al contatto diretto con il pubblico? Quali sono le aspettative? "Il contatto diretto ed immediato con il pubblico è un grande motore, è elettrizzante, adrenalinico, fa anche un po’ paura, ma è stupendo! Credo che tra il pubblico e gli attori in scena alle volte si riesce a creare un’atmosfera davvero magica, sospesa, la definirei sacra, perché in quel tempo si sceglie di condividere tutti insieme qualcosa. Riguardo le aspettative, a dir la verità, più divento grande e più cerco di non averne. Cerco di concentrarmi e soprattutto di godermi quello che sto vivendo nel qui ed ora. Alle volte ci riesco ed alle volte no, ma ci provo. Le aspettative a me non fanno troppo bene, perché spostano la mia attenzione al futuro, ad un futuro che, proprio perché tale, non è certo. L’unica certezza è il presente e riuscire a viverlo pienamente è una grande conquista. Spero di divertirmi e di godermi totalmente questi giorni con i miei amici, nonché compagni di avventura". La conduzione TV ti ha visto protagonista di puntate nei luoghi più suggestivi dell'Italia, portandoti a raccontare le meraviglie del nostro Paese con grazia e allegria. Queste caratteristiche ti appartengono? "La conduzione di “Sei in un paese meraviglioso” con Dario Vergassola è stata una delle esperienze lavorative più belle che abbia fatto. Il clima sul set era esattamente così come lo vedevate nelle puntate: allegro e divertente. Ed effettivamente sí, io sono una persona allegra, cerco sempre di sorridere e di portare leggerezza. In realtà attraverso spesso anche momenti di forte tristezza e paura, ma quelli preferisco condividerli in spazi e momenti più privati". Riesci a calarti nei panni diversi in ogni situazione. Quanto metti di tuo in ogni personaggio? "Nei personaggi che affronto ci metto sempre degli aspetti miei personali, mi viene spontaneo farlo, sinceramente non saprei come non farlo. È proprio questo che mi piace di questo lavoro: poter mettere nei personaggi che interpreto delle caratteristiche, dei modi, degli atteggiamenti e delle emozioni, che nella vita quotidiana non riesco o non posso far uscire completamente. Possono essere degli aspetti della Miriam adolescente, così come della Miriam bambina, della Miriam depressa oppure di quella folle e divertente che si permette di dire e fare cose inconsuete, ma in ogni personaggio cerco sempre un “gancio” emotivo che sia davvero mio. E poi ovviamente si lavora nella costruzione del personaggio insieme al regista con fantasia, dedizione, intuizioni e soprattutto con tanta passione e curiosità". Dove ti rivedremo prossimamente? "Al momento mi sto dedicando al teatro, questi ultimi due anni sono stati davvero difficili per i teatri ed ora, poter tornare sul palco è talmente emozionante e bello che voglio godermelo più che posso! Per il resto sono in attesa di alcune risposte…vediamo! Sai, il nostro lavoro è fatto anche di tante attese e di tanti “forse”, dunque spero che qualcuno dei “forse” che ci sono in questo momento, si tramuti in certezza!" 17-18-19 febbraio ore 20:45 20 febbraio ore 17 Info e prenotazioni: [email protected] Teatro Tordinona Via degli Acquasparta 16, Roma
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Abbiamo avuto modo di intercettare l’attore Elio Germano in occasione della manifestazione ideata per salvare il Teatro San Raffaele al Trullo, quartiere a cui l’attore è particolarmente legato. La Sala viene gestita egregiamente da 40 anni dall’Associazione Il Cilindro e ora rischia la chiusura per il mancato rinnovo del contratto da parte del Vicariato. La tua presenza qui è un segnale molto importante. Qual è il futuro del teatro? “Penso che il teatro debba preoccuparsi di attirare le nuove generazioni e interrogarsi sempre su questo, andando incontro alle istanze dei ragazzi, permettendogli di farglielo conoscere e frequentare. A partire dalle scuole, ci sono tanti modi di sostenere il teatro – ha affermato l’attore Elio Germano Cosa ne pensi della realtà virtuale? “La realtà virtuale penso sia uno strumento, una via di mezzo tra cinema e teatro. Film sferici all’interno dei quali c’è lo spettatore che può rivolgere lo sguardo a 360° e può sentirsi veramente all’interno della scena. È un film, una riproduzione, ben diverso dal teatro e da quello che succede dal vivo, ma aggiunge sicuramente qualcosa di più a livello emotivo e di coinvolgimento, anche rispetto al cinema. Un prodotto che si posiziona in una zona intermedia in cui lo spettatore è coinvolto all’interno dello spettacolo perché le cose accadono tutte intorno a lui, è un po' come portare un teatro virtuale intorno allo spettatore”. Con quale spirito ti sei addentrato nel mondo della VR? “I nostri lavori in realtà virtuale (ndr come la recente rivisitazione dell’opera di Pirandello in VR “Cosi è (o mi pare)” di cui è regista ed interprete) sono pensati per essere visti in modalità collettiva, gli spettacoli girano nelle sale, teatri o cinema, in modalità di visioni collettive contemporanee. Crediamo in questa dimensione di visione collettiva, per cui stiamo cercando di declinare la realtà virtuale alla fruizione teatrale. È qualcosa che avviene a teatro e lo spettacolo visto insieme in collettività diventa un’esperienza museale e aggiunge un livello ulteriore all’esperienza espressiva delle opere”. Una sensazione di grande coinvolgimento che ci auguriamo possa attirare i giovani… “Invito i ragazzi di tutte le età a venire a teatro, a mio parere dovrebbero entrare gratis almeno fino ai 18 anni”, conclude Germano. Il “padre” del trucco moda compie 60 anni e 45 anni di carriera
Piero Pennisi è un artista poliedrico e innovativo dalla grande energia; colui che cura il trucco e crea gli stili per importanti personaggi dello spettacolo in Rai e non solo. Ha dedicato una vita all’immagine di modelle, attori e conduttori. Il make up artist di fama internazionale, che ha da poco festeggiato i 60 anni e i 45 anni di carriera, si racconta e suggerisce consigli di stili per l’estate. Come nasce il tuo appellativo “padre” del trucco moda?Ho lavorato negli anni ‘80 per la moda italiana, dove nelle sfilate di “Donna sotto le stelle” (ndr evento tv di Rai 1 dedicato all’alta moda), ho truccato le top model più famose del mondo per i più grandi stilisti di moda, come Valentino, Armani, Trussardi ecc.. Sono stato chiamato il “padre” del trucco moda, perché truccavo con le dita senza pennelli, un trucco dal risultato perfetto e innovativo, uno stile ispirato al trucco usato allora dalle dive del teatro, il cosiddetto trucco sporco. Per quali personaggi tv hai lavorato?Ho creato due immagini per la Rai: quella di Alda D’Eusanio e quella di Marta Flavi. Quella della D’Eusanio voleva restituire il volto di una donna alla moda contemporanea, giocando con i colori dei capelli, dal rosso al viola, fino al turchese, cosa che fece impazzire le donne. Nelle profumerie chiedevano gli ombretti e i rossetti di Alda. Il trucco di Marta Flavi era un trucco sobrio e molto elegante, un trucco di una età senza tempo, che le donne amano. Affidare il proprio volto a delle mani esperte è una scelta molto delicata, come riesci a capire lo stile che vuole comunicare un personaggio?Inizio a parlare con la diva, a scherzare, guardo come è vestita e da lì incomincio a capire il suo carattere. Vedo che tipo di trucco le può piacere, che rispecchi il più possibile la sua femminilità e restituisca un’idea della sua personalità. Hai formato molti giovani in questi anni?Si, ho formato centinaia di truccatori nel campo dell’arte. Ho insegnato nelle più grandi università dell'arte del cinema e teatro, presenti a Miami, in California, a Los Angeles, Cuba, Santo Domingo, Messico, Paraguay. Consigli di bellezza per le donne che vogliono sentirsi un pò dive per un’occasione speciale?Il trucco che consiglio quest'anno per l'estate 2021 è l'arancio, un colore ben deciso che risulta gradevole sull’abbronzatura, sia sfumato che perlato. A questo abbinerei ciglia finte ben pettinate, un tratto di eyeliner ben evidente a sottolineare lo sguardo, facendo attenzione a seguire la linea dell’occhio. Un tocco di fard per far risaltare gli zigomi, grazie al gioco di ombre per metterli in evidenza. I prossimi mesi ti vedranno impegnato negli Stati Uniti? In quale progetto sei stato invitato/coinvolto?Ti posso anticipare solo qualcosina: parteciperò ad un reality di moda, dove insegno alle dive a truccarsi e sarò anche un opinionista di gossip.. Poi vedrete! Il pugilato, uno sport per crescere, una metafora di vita, per diventare uomini, prima di campioni Abbiamo incontrato il noto pugile italiano nella palestra Roma XI, dove si allena in vista degli incontri che lo vedono protagonista dei maggiori match internazionali. Il due volte Campione WBC Mediterranean e ex Campione del mondo di Boxe nella categoria pesi supermedi, Giovanni De Carolis, si racconta ai nostri microfoni restituendo il ritratto di uno sportivo dalla grande passione e umanità.
Come è nata in te la passione per il pugilato? Chi erano i tuoi esempi quando hai iniziato? Ho iniziato per caso, dato che facevo un altro sport, il calcio. Ero esile e volevo irrobustirmi un po'. Così sono entrato in una palestra e, mentre ero in sala pesi, ho visto come ci si allena in una sala di pugilato: è stato un colpo di fulmine e da lì non ho più smesso. Quando sono venuto in questa palestra non avevo degli idoli in particolare a cui mi ispiravo, erano i miei Maestri i miei punti di riferimento e seguivo i loro insegnamenti. Ogni campione mi dava uno stimolo, fisicamente o tecnicamente, ma la mia guida sono sempre stati i miei Maestri. Pur essendo uno sport in cui si fronteggia l’avversario da soli, dietro un grande pugile c’è il lavoro di un team di persone.. Si, assolutamente. Oggi siamo una squadra numerosa composta dai Maestri, il preparatore atletico, il nutrizionista, il fisioterapista e ognuno ha un suo ruolo. È impossibile trovare tante specializzazioni in un’unica persona, quindi è importante fare squadra e quando si è sul ring, pur essendo da soli, dietro c’è un lavoro molto importante di un’intera equipe. Sarebbe anche il caso di riuscire a portare questo a tutti i livelli, non solo a quelli più alti. Qui i Maestri si danno da fare e seguono da vicino ogni ragazzo nuovo che entra in palestra. Nel 2016 hai conquistato il titolo di Campione del mondo nella categoria pesi supermedi. Quanti sacrifici ci sono stati dietro questa vittoria? In effetti la gente non immagina il sacrificio che c’è stato dietro la conquista del titolo. Sono innumerevoli le prove che una persona deve superare e oggi, poter dire ad un ragazzo che si avvia verso questa professione che veramente l’impegno paga sempre, dopo che ci sei passato tu, è qualcosa di bello ed è importante che loro lo capiscano. Come ti fa sentire aver raggiunto il massimo traguardo nel tuo settore, di essere entrato a far parte della storia del pugilato? La cosa che mi fa stare meglio di tutti è l’aver raggiunto un obiettivo credendoci veramente fino in fondo, nonostante non fossi uno di quei ragazzi su cui si concentravano questo tipo di aspettative. Per me e la mia squadra è stato un doppio risultato, che mi fa sentire orgoglioso, l’aver conquistato il titolo mondiale nel momento in cui cadeva il centenario della Federazione (ndr la Federazione Pugilistica Italiana). Disputerai ad Aprile, in Inghilterra, il match per il titolo europeo dei Supermedi contro lo sfidante inglese Lerrone Richards. Come ti stai preparando a questo incontro? È un appuntamento molto atteso e, se vogliamo anche simbolico tornare sul ring, dopo questo anno complicato? Si, è un anno e mezzo che sono lo sfidante ufficiale: ho cambiato cinque avversari durante il percorso. Mi sono sempre allenato, ma non avendo combattuto mi rendo conto come sia difficile per un atleta stare tanto tempo lontano dal campo di gara e farsi trovare al 100%. Sarà un’ulteriore sfida. L’inglese è un ottimo pugile, si allena molto bene e noi stiamo facendo altrettanto, lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo. Oltre ad essere meticolosi, i Maestri mettono tanta passione nel lavoro e la voglia che ho dentro ci fa essere ottimisti. Mancano poche settimane e i lavori procedono bene, come da programma. Il periodo è davvero difficile, ma non ricordo quando sia stato semplice a dir la verità. La boxe, oltre al lavoro su sé stessi, prevede un grande studio dell'avversario. Come ti prepari solitamente per affrontare una competizione? Hai qualche rituale? Non sono scaramantico. Le cose che faccio per prepararmi le eseguo da un punto di vista “scientifico”: studio l’avversario, le sue movenze, punti forti, punti deboli. Non ho dei rituali per stare più tranquillo, utilizzo dei metodi, come la corretta respirazione, allenarmi o affrontare mentalmente la situazione di stress, a prescindere dal tipo di combattimento. Sono estremamente attento ai dettagli, è proprio una mia passione, il cercare di migliorarsi sempre. A volte si sbaglia e a volte si fanno le cose fatte bene. Il pugilato è uno sport che richiede grandi sacrifici, sia a livello di allenamento fisico, che di concentrazione mentale. Per un ragazzo che si accinge a fare questo sport, quali caratteristiche deve avere un pugile? I ragazzi non devono avere una caratteristica precisa, deve essere bravo il maestro a riconoscere la strada che vorrà intraprendere. Io quando sono entrato in palestra ero timido, non parlavo molto. Ho conosciuto ragazzi più esuberanti, che avevano bisogno di essere calmati, quindi non c’è una caratteristica. Questo sport è bello e spesso viene scelto come metafora di vita perché, a prescindere da quello che sei, riesce a plasmarti, ad aiutarti a trovare la giusta strada. È un buon modo per conoscere sé stessi, le proprie paure e i propri limiti, a prescindere se si diventerà pugili professionisti o meno. Oltre che atleta, sei anche allenatore della palestra Next di Monterosi. Che consigli dai ai giovani che si apprestano ad intraprendere questo sport? Cerco di aiutarli perché mi rivedo in loro e se posso contribuire ad arricchire il loro percorso, la cosa mi fa stare bene. All’inizio, nel 2007, ho iniziato a lavorare in palestra, studiando come allenatore, perché mi sono reso conto che la boxe mi piaceva talmente tanto che ne avrei parlato sempre, nonostante gli allenamenti mi lasciassero poco tempo libero, sono riuscito a conciliarli con le lezioni. Questo mi ha permesso negli anni di crescere anche come pugile e nel 2008 ho aperto la mia prima palestra di pugilato. I miei maestri mi hanno ispirato e quello che sono oggi lo devo a Italo Mattioli e Luigi Ascani. Hai un forte seguito sui Social (ndr oltre 60.000 follower IG) e sei protagonista della campagna social della Federazione Pugilistica Italiana #InFormaConLaBoxe. Ritieni utile l’utilizzo delle tecnologie per comunicare la passione per la boxe? I Social Network oggi sono un’arma a doppio taglio: permettono da un lato di diffondere la passione per il pugilato, ma dall’altra parte sono negativi quando fanno vedere soltanto l’arrivo e i ragazzi percepiscono un messaggio non veritiero. In realtà, bisognerebbe raccontare tutto quello che c’è dietro, proprio per far rendere conto tutti del fatto che i sacrifici fanno parte del percorso e che poi ti portano al miglior risultato, non sempre alla vittoria, ma al raggiungimento di un obiettivo. I Social sono uno strumento importante, che però deve essere ben gestito. Io lo gestisco in prima persona, ci si può rivolgere ai professionisti, per affinare la tecnica o grafica, ma l’importante è il contenuto. A tuo parere come è percepito in Italia questo sport e che consigli avresti per aumentarne la diffusione? Le cose stanno migliorando. Proprio attraverso i Social, la Federazione e gli atleti si stanno facendo conoscere di più. Non stiamo procedendo ancora a pieno regime, perché ci vorrebbe un media più grande, come la tv e nuovi contenuti per avere un seguito sempre maggiore. La presenza femminile in questo sport è aumentata? La situazione è cambiata, non è più uno sport solo per uomini. Le palestre sono piene di atlete e la Federazione Italiana ha ottenuto ottimi risultati con le atlete donne che sono ultra competitive a livello internazionale. Anche a livello amatoriale, tante ragazze si avvicinano a questo sport, fin da piccole. Il tuo percorso è molto legato a Roma e alla palestra della Montagnola. Sarebbe importante ricevere un riconoscimento dal Comune per incentivare il pugilato? I riconoscimenti sono importanti per far conoscere alle persone alcune realtà, ma il riconoscimento più grande è vedere che i ragazzi siano contenti di trovare una loro strada attraverso lo sport e che si impegnino a diventare uomini, prima che campioni. Il Comune si potrebbe accorgere di questo dandogli ancora più spazio, che si traduce in più ragazzi che possano avere possibilità di costruire il proprio percorso. MHR, la radio di riferimento per Hotel, ristoranti, b&b e Spa si rifà il look con una nuova immagine, una nuova linea editoriale, nuovi contenuti e servizi. Musicista, Music Designer, Direttore artistico di hotel a Roma e titolare de La Semicroma, Antonio Nasca è un musicista versatile con la passione per gli hotel, che è riuscito a fare di queste due propensioni un perfetto connubio. Il neo Direttore artistico di Media Hotel Radio ci racconta come nasce questa nuova sfida:
“L’idea è nata dal Direttore di Hotel Pietro Mennella, fondatore della radio insieme a Deborah Garlando. Il mio contributo è stato quello di fornire una nuova linea editoriale, nell’ottica di ampliare il ventaglio di servizi offerti. Trattandosi di una web radio, l’idea è stata di creare, affianco alle rubriche, una piattaforma di servizi radiofonici, di comunicazione e intrattenimento on demand. Nascono così quattro prodotti: The Voice, la radio vera e propria, rivolta a tutti i professionisti del settore alberghiero e dell’ospitalità; Music from Hotel, la sezione dedicata allo studio della migliore musica per rafforzare l’identità del marchio di ciascun hotel; My Play, il servizio di compilation per hotel e Spa; infine, c’è l’area Party, la sezione riservata al puro intrattenimento dal vivo”. Quando verrà “inaugurata” la nuova veste di Media Hotel Radio? “Il 9 ottobre sarà la prima uscita pubblica dopo il restyling grafico e di contenuti che si traduce nel nuovo sito e offerta di maggiori servizi. L’occasione è quella dell’Hospitality Day, un grande evento che riunisce al Palacongressi di Rimini il meglio del settore dell’ospitalità italiana”. Media Hotel Radio rappresenta una sfida, un esperimento del tutto nuovo. A chi si rivolge? “Ai professionisti del settore alberghiero, che diventano ascoltatori affezionati, seguendo rubriche sui temi dell’hotellerie, l’intrattenimento, il travel e il benessere. Abbiamo scelto una linea editoriale ben precisa anche dal punto di vista delle scelte musicali. La musica ha la capacità di parlare alle persone anche al di là della barriera linguistica e i vostri ascoltatori non saranno solo italiani. Su quali musiche hai pensato di puntare? “E’ una Radio web che può essere ascoltata in tutto il mondo, abbiamo deciso di puntare sull’esclusività, niente musica commerciale, ma molta musica lounge, chiillout, jazz, world music e classica; generi che identificano il target dei nostri ascoltatori”. Qual è il valore aggiunto che darai alla Radio? “Insieme a Deborah Garlando e a tutto il team faremo di MHR una piattaforma di servizi 2.0, rivolti a chi opera nel settore alberghiero, del turismo e dell’ospitalità in genere.. Cosa prevede il nuovo palinsesto? “La programmazione copre tutte le 24 ore e contiene diverse rubriche. Abbiamo un GR dedicato alle news del settore dell’hotellerie. Realizziamo interviste ai protagonisti del settore: ogni settimana abbiamo un referente di Federalberghi ospite in Radio. Abbiamo la rubrica “Job Media Offers” dedicata al lavoro nel settore turistico”. Avete vinto il Premio come migliore Web Radio? “Il Premio è stato conferito nel 2015 ed ha rappresentato un valore aggiunto, la consapevolezza di avere a che fare con un’eccellenza, cosa che mi ha motivato ancor più ad entrare in questo team”. Ci sarà uno spazio dedicato ai giovani talenti nella Radio? “Si, sia a nuovi talenti musicali che a nuovi gestori di hotel o strutture che si accingono ad entrare nel circuito turistico-alberghiero” nonché a tutte le giovani startup del mondo dell’ospitalità. Una rubrica particolarmente innovativa? “Seven floor”, lo spazio che andrà in onda nel weekend dalle 18 alle 20 in cui avremo un vero e proprio dj set nell’orario dell’aperitivo, ogni locale potrà collegarsi alla nostra radio ed ascoltare in sottofondo il suo Dj set firmato MHR . O anche la rubrica Funny hotel, con curiosità, cose strane che succedono negli hotel”. |
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